di M. Raiola
Sempre più spesso, nella pratica clinica quotidiana, ci troviamo al cospetto di pazienti che soffrono per un mal di schiena cronico, grave, resistente alle terapie più varie. “Le ho provate tutte”,“ma il dolore non mi dà pace”, sono le frasi ricorrenti.
Sembra proprio che il dolore sia diventato la vera malattia di questi sfortunati pazienti.
Escono da tunnel di farmaci e terapie più o meno aggressive, portano effetti collaterali più o meno seri, talora l’unico loro desiderio sembra essere il sogno di una notte riposata o una giornata libera dal dolore.
La patologie di cui sono affetti talora sono note: stenosi canale lombare, spondilolistesi, neuropatie primitive o secondarie ad interventi sulla colonna. Altre volte la lombalgia non ha una diagnosi sicura e ciò rende i pazienti ancora più sofferenti e depressi.
Cosa possiamo fare? Abbiamo a disposizione alcune opzioni terapeutiche, che possono anche in assenza di una chiara diagnosi, aiutare i paziente a raggiungere una vita “normale”.
Come primo approccio, in base alla semplicità (non alla efficacia), possiamo considerare i nuovi farmaci oppioidi (ossicodone e fentanyl) in combinazione con gli antinevralgici classici (amitriptilina, pregabalin) e gli adiuvanti (ac. lipoico, palmitoiletanolamide).La corretta e personalizzata combinazione di questi farmaci, può in molti casi dare un sollievo adeguato alle necessità del paziente.
La seconda opzione, più invasiva, ma notevolmente più efficace è la modulazione del dolore a livello spinale. Ciò è possibile tramite le tecniche di derivazione anestesiologica: subaracnoidea, e soprattutto peridurale. La “peridurale continua” è una tecnica antalgica che consente l’introduzione, tramite un microscopico cateterino inserito nel rachide, di varie sostanze analgesiche/antinfiammatorie a diretto contatto con le radici nervose interessate. Nel caso della stenosi canalare, si realizza una azione antinfiammatoria ed atrofica sui dischi e legamenti ipertrofici con un miglioramento della microcircolazione locale da simpaticolisi distrettuale.
Nel caso invece di lombalgie da esiti di interventi o da scivolamenti vertebrali (listesi), l’azione analgesica continua interrompe la cronica sofferenza interrompendo il circuito del dolore. I pazienti possono riprendere la loro vita ed anche praticare sport e fisioterapia di recupero.
Il costo di questi sistemi non è importante, mentre è discreto l’impegno per il medico ed i pazienti, poiché tutto funziona solo se l’impianto viene eseguito perfettamente, la manutenzione è adeguata ed il paziente attento alle istruzioni che gli vengono fornite.
Può sembrare complesso, ed in parte lo è, ma queste sono le uniche tecniche in grado di contrastare realmente le gravi sindromi algiche che sempre più frequentemente osserviamo.
Sempre più spesso, nella pratica clinica quotidiana, ci troviamo al cospetto di pazienti che soffrono per un mal di schiena cronico, grave, resistente alle terapie più varie. “Le ho provate tutte”,“ma il dolore non mi dà pace”, sono le frasi ricorrenti.
Sembra proprio che il dolore sia diventato la vera malattia di questi sfortunati pazienti.
Escono da tunnel di farmaci e terapie più o meno aggressive, portano effetti collaterali più o meno seri, talora l’unico loro desiderio sembra essere il sogno di una notte riposata o una giornata libera dal dolore.
La patologie di cui sono affetti talora sono note: stenosi canale lombare, spondilolistesi, neuropatie primitive o secondarie ad interventi sulla colonna. Altre volte la lombalgia non ha una diagnosi sicura e ciò rende i pazienti ancora più sofferenti e depressi.
Cosa possiamo fare? Abbiamo a disposizione alcune opzioni terapeutiche, che possono anche in assenza di una chiara diagnosi, aiutare i paziente a raggiungere una vita “normale”.
Come primo approccio, in base alla semplicità (non alla efficacia), possiamo considerare i nuovi farmaci oppioidi (ossicodone e fentanyl) in combinazione con gli antinevralgici classici (amitriptilina, pregabalin) e gli adiuvanti (ac. lipoico, palmitoiletanolamide).La corretta e personalizzata combinazione di questi farmaci, può in molti casi dare un sollievo adeguato alle necessità del paziente.
La seconda opzione, più invasiva, ma notevolmente più efficace è la modulazione del dolore a livello spinale. Ciò è possibile tramite le tecniche di derivazione anestesiologica: subaracnoidea, e soprattutto peridurale. La “peridurale continua” è una tecnica antalgica che consente l’introduzione, tramite un microscopico cateterino inserito nel rachide, di varie sostanze analgesiche/antinfiammatorie a diretto contatto con le radici nervose interessate. Nel caso della stenosi canalare, si realizza una azione antinfiammatoria ed atrofica sui dischi e legamenti ipertrofici con un miglioramento della microcircolazione locale da simpaticolisi distrettuale.
Nel caso invece di lombalgie da esiti di interventi o da scivolamenti vertebrali (listesi), l’azione analgesica continua interrompe la cronica sofferenza interrompendo il circuito del dolore. I pazienti possono riprendere la loro vita ed anche praticare sport e fisioterapia di recupero.
Il costo di questi sistemi non è importante, mentre è discreto l’impegno per il medico ed i pazienti, poiché tutto funziona solo se l’impianto viene eseguito perfettamente, la manutenzione è adeguata ed il paziente attento alle istruzioni che gli vengono fornite.
Può sembrare complesso, ed in parte lo è, ma queste sono le uniche tecniche in grado di contrastare realmente le gravi sindromi algiche che sempre più frequentemente osserviamo.
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